Questa la locandina del convegno organizzato dall’Associazione Sandro Pertini Presidente e da Isonomia in ricordo dell’indimenticabile Mario Almerighi in programma venerdì 23 marzo (ore 9-13) presso l’Aula Magna della Suprema Corte di Cassazione
Per una cultura politica: ciò che siamo, ciò che vogliamo
di VITO D’AMBROSIO
Un articolo di poco tempo fa su un quotidiano autorevole, che voleva descrivere l’attuale situazione italiana, finiva sconsolato citando il famosissimo verso di Montale “Codesto solo oggi possiamo dirti, ciò che non siamo, ciò che non vogliamo” inteso in senso letterale e non metaforico, come dichiarazione di incapacità descrittiva, data la indeterminatezza del panorama, comunque brutto.
Ma io credo che si possa utilizzare il verso montaliano in senso costruttivo, sempre con lo stesso scopo – di descrivere una situazione in atto – ma in modo da poter desumere la modifica di quella situazione. Detto più semplicemente, se possiamo dire quello che non siamo e quello che non vogliamo, possiamo però sempre, nello sviluppo del pensiero, chiarire ciò che vorremmo essere e ciò che ci piacerebbe volere.
Ciò che non siamo
Cioè, per continuare questa specie di “gioco”, possiamo cominciare ad affermare con chiarezza che
NON SIAMO soddisfatti del panorama che vediamo intorno a noi in questo percorso preelettorale.
NON SIAMO soddisfatti di questo informe e urlato repertorio di promesse, insulti, accuse ed offese al quale stiamo assistendo da parecchio, ormai e purtroppo.
NON SIAMO disposti a scendere su questa strada misera e becera, nella quale oltretutto non si vede a un centimetro al di là delle proprie scarpe, ma contemporaneamente il tratto già coperto non ci fa pensare ad un percorso ulteriore diverso.
NON SIAMO rassegnati ad una situazione nella quale si chiede il voto per fede, dietro bandiere straccione e inzaccherate da slogan triti e vuoti, perfettamente inutili, visto che ciò che conta è il capo-padrone-leader, che si propone come pegno e impegno per l’avverarsi di promesse da Paese della Cuccagna, di pinocchiesca memoria.
NON SIAMO così inebetiti da non capire che il gioco di dare sempre la colpa agli altri porta, alla fine, a dividere colpe e meriti sempre per fede, e mai per ragionamenti.
NON SIAMO facili da distrarre, con la tecnica ben nota secondo la quale “ben altri sono i problemi” oppure “sì, deploriamo e condanniamo, però, le vere colpe e responsabilità sono di…
NON SIAMO talmente assordati e distratti da non accorgerci che i problemi veri e drammatici della gran parte dei cittadini vengono al massimo declamati, ma mai approfonditi per essere affrontati a cominciare dalle cause , e non guardando sempre e soltanto. agli effetti.
NON SIAMO impazienti come bambini in attesa di Babbo Natale, ma siamo pazienti e tenaci; tenaci nel ricordare, tenaci nel pretendere che chi ieri ha detto bianco, possa sì oggi dire nero, ma spiegando per bene e convincentemente la sua conversione ad U.
NON SIAMO disposti a portare il cervello all’ammasso, per seguire le parole d’ordine di altri, senza mai controllare la sintonia di quelle parole con le “nostre” parole, con le “nostre” idee, con le “nostre” coscienze.
NON SIAMO sofisti, e ci riesce impossibile distinguere i disperati che fuggono, a rischio della vita, per non morire uccis i(loro o i loro cari) dalle pallottole di una delle tante guerre alle quali assistiamo e disperati che scappano, ugualmente, per non morire (loro o i loro cari) letteralmente di fame
NON SIAMO violenti, mai, perché sappiamo che la violenza è la scelta di chi spera di compensare così la pochezza e la debolezza delle sue tesi.
E non vogliamo
NON VOGLIAMO sentirci ripetere slogan e parole d’ordine, mentre i problemi della nostra società sono tanto complessi e intrecciati da richiedere approfondimenti convinti , necessarie basi per progetti progressivi.
NON VOGLIAMO che si continui a rifugiarsi nella vecchia, ma mai abbandonata, teoria degli “opposti estremismi”, per non assumere una posizione chiara, che distingua tra chi tira pugni e chi invece protesta per questa condotta.
NON VOGLIAMO trovarci costretti a cercare traccia, nella campagna elettorale, di problemi come la criminalità organizzata, l’evasione fiscale, la corruzione dilagante, invece (quasi) del tutto assenti nei dibattiti, e sarebbe meglio dire nelle risse sui e dei media.
NON VOGLIAMO sentire assurdità, come le ipotesi di ulteriori condoni edilizi, per i cosiddetti abusi di necessità, categoria che dovrebbe essere ignota in un paese che ha lasciato massacrare le sue bellezze, godibili da tutti, per l’appetito dei pochi soliti noti.
NON VOGLIAMO lamentele generalizzate per i malfunzionamenti burocratici, senza che nessuno, avendone la responsabilità, si accinga ad una vera riforma, cardine di ogni pensabile progresso futuro dell’Italia.
NON VOGLIAMO che si invochi come un mantra la riforma della giustizia, mentre in realtà si mira ad una riforma della magistratura, che la renda “sensibile” ai richiami ed interessi dei potenti di turno (i giudici come leoni sotto il trono, per usare una nota definizione di Bentham, filosofo e politico inglese del Seicento).
NON VOGLIAMO che continui la attuale contrapposizione tra magistrati e politici, che impatta sulla giustizia, strattonata tra legislatori incapaci e magistrati esposti al rischio del protagonismo mediatico, quando non naufragati nella palude nauseante della corruzione e del mercimonio.
NON VOGLIAMO più che si straparli, si giudichi, si disputi in base a categorie – gli immigrati, i neri, i padroni, gli impiegati pubblici, il pubblico sempre peggio del privato – mentre bisogna sapere che sotto le etichette generali si trovano persone in carne ed ossa, con storie, culture, condotte diverse, che molto raramente il bene e il male stanno tutti da una sola parte e che distinguere e discernere non è facile, ma obbligatorio.
NON VOGLIAMO che si continui ad ignorare, quasi sempre in malafede, la distinzione fondamentale tra responsabilità giuridica, accertata giudiziariamente, e responsabilità politica, valutabile da ognuno.
NON VOGLIAMO che – come mi disse una volta un collega svizzero in un convegno internazionale – per gli italiani “pubblico” significhi di nessuno, mentre invece, al di là delle Alpi, “pubblico” si intende di tutti.
NON VOGLIAMO che si ignorino i pareri, i consigli, le affermazioni di chi conosce una materia, dopo averla studiata e praticata, e si scelga invece di seguire i ciarlatani che abbondano.
NON VOGLIAMO considerare chi la pensa in maniera diversa da noi come un nemico, ma sempre e solo come un avversario, da contrastare anche convintamente, però con gli strumenti della ragione e della democrazia.
E quindi…
Da Montale, quindi, siamo passati ad un elenco, tutt’altro che completo, delle caratteristiche necessarie di una cultura, e di una coscienza, politica.
Che, volendo, si potrebbe sintetizzare in poche frasi:
• la democrazia si nutre di discernimento, cioè di piccoli passi di avvicinamento alla costruzione del famoso (e ormai quasi sempre sfigurato e dimenticato) bene comune. Il discernimento oscilla tra ragioni di pancia e ragioni di testa, mescolate con attenzione, in un equilibrio delicato, mai statico, ma sempre in movimento, secondo i contesti nei quali ci si muove.
• La cultura politica spinge incessantemente e irresistibilmente ad esaminare il fondo delle proposte, degli appelli, delle promesse squadernate nel mercato politico, specie in fasi elettorali.
• Soltanto dopo aver fatto uso con saggezza degli strumenti della cultura, si può entrare, convintamente, però in punta di piedi, nella sfera sottile e delicata dell’etica,per ripetere, con Kant, “Il cielo stellato sopra di me, la legge morale dentro di me”.
Così, finalmente, capiremo il significato profondo sia della definizione di Aristotele “l’uomo animale politico”, sia di quella dell’ ormai prossimo Beato Paolo VI, “la politica é la forma più alta di carità”.
Qui Valeria Almerighi
In occasione della riunione del durettivo del 5 dicembre, Valeria, figlia di Mario Almerighi ha indirizzato questa lettera a tutti i soci di Isonomia e dell’Associazione Sandro Pertini Presidente:
Cari Amici di mio padre lontani e vicini, ma anche Cari Giuristi, Professori, Studenti, Giornalisti e Artisti di ogni mestiere, qui Valeria Almerighi!
Le Associazioni ISONOMIA e SANDRO PERTINI PRESIDENTE stanno rinascendo! Oggi è un bel giorno, alle 16:30 ci vedremo in sede di riunione con il direttivo di entrambe le associazioni.
Leonardo Agueci e Vito D’Ambrosio stanno prendendo in mano il timone; affiancati dalla “vecchia ciurma” si adopereranno affinché la barca non vada alla deriva dopo la nuotata del Presidente verso altri lidi, ma che anzi possa essere rilanciata con un nuovo assetto e continuare a navigare verso nuove rotte.
Si intende armonizzare i contenuti di entrambi gli Statuti con l’obiettivo di giungere a una fusione e dunque ad una Nuova Associazione. Il Vice-presidente Rosalba Turco si è molto adoperato in questa fase e, insieme al nucleo più ristretto del direttivo, si formerà un nuovo organigramma riorganizzando le cariche per definire un profilo di attività che sia coerente in termini di continuità a quelle che furono le fondamenta ideologiche delle Associazioni integrandole con nuovi slanci e collaborazioni.
Come ben sapete l’obiettivo primo della navigazione è la diffusione della cultura della legalità; tale obiettivo si esprime attraverso l’organizazione di incontri con gli studenti nelle scuole “…diretti a diffondere il valore della legalità e i principi fondamentali della nostra Costituzione; in particolare sui temi della Democrazia, della Libertà, della Giustizia, dell’Etica Pubblica e della Pace”(cit. Statuto), ma anche attraverso incontri, dibattiti e convegni in luoghi di vario genere non trascurando un dialogo sempre vivo tra gli addetti ai lavori sulle tematiche cardine del mondo della Giustizia, della Democrazia e dell’accertamento della Verità. E ancora tramite pubblicazioni, presentazioni di libri, attività culturali o eventi di vario genere ed ogni nuova forma che sia utile all’adempimento dei sopraelencati obiettivi. In questo senso si è pensato di aprire un “Osservatorio Almerighi” – una specie di blog/rivista on line per dialogare in modo continuativo e non occasionale e che diventi un luogo di scambio e di informazione utile alla formazione di generazioni future.
Sapete meglio di me ciò di cui sto parlando… Alcuni di voi sono stati soci fondatori delle stesse, la maggior parte di voi ne fa già parte, altri sono stati compagni di viaggio di mio padre per tutta una vita o per una parte di essa. Alcuni potrebbero essere semplicemente interessati a partecipare per condivisione di obiettivi. Ed è per questo che dopo una gestazione di circa otto mesi dovuta all’emozione di esser salita tardivamente su questa Barca, finalmete scrivo a voi, marinai di indubbio valore di cui in questo momento abbiamo bisogno!
Vi riunisco solo oggi qui in un unico grande gruppo – cosa di cui mi perdonerete – avendo ben chiaro che ognuno di voi opera all’interno del proprio contesto professionale – specifico e dunque ancora più prezioso ai fini di cui sopra! – e sapendo che le vostre vite vi trovano molto impegnati.
Vengo al punto e vi chiedo:
Volete far parte di questo nuovo equipaggio? Avete voglia di affiancarci e di trovare nuove forme per veicolare questo desiderio? E quindi volete iniziare, rinnovare o rafforzare il vostro impegno come parte attiva in qualità di Soci della nuova Associazione che si andrà a creare?
Spulciando nei documenti e nelle corrispondenze di mio padre non faccio che trovare un ingombrante “senso di Speranza e Futuro” e rendermi conto che mai da sola potrei farmi eredità di trasmissione di tutto ciò che lui ha lasciato aperto. Una cosa chiarissima esplorando il suo computer e la sua vita è che molte persone hanno sete di ciò per cui lui si adoperava, dunque il treno che ha fatto partire non deve essere deragliato.
Aperta a risposte domande suggerimenti o riflessioni su questo mio indirizzo di posta personale, vi chiedo di comunicare la vostra eventuale adesione o interesse scrivendo due righe via e-mail all’indirizzo segreteria.isonomia@gmail.com indicando i vostri contatti, se non li abbiamo. Sarà poi la segreteria a gestire le iscrizioni ufficiali, rinnovare la mailing list per potervi aggiornare sui prossimi passi e sottoporre alla vostra attenzione la proposta del versamento di una quota associativa annuale. L’associazione confermerà la sua natura di Associazione senza fini di lucro.
Mi rimetto dunque a voi sperando di aver fatto cosa gradita scrivendovi, aspettando un vostro riscontro e ringraziandovi infinitamente in anticipo per la Vostra Attenzione!
Una buona giornata,
Roma, 5 dicembre 2017
Per continuare lungo la traccia
Di seguito la lettera del Presidente dell’Associazione ISONOMIA Dott.
Leonardo AGUECI e del Presidente dell’ Associazione Sandro Pertini Presidente Dott. Vito D’AMBROSIO.
Cari Soci,
Il 10 dicembre 2010, Mario Almerighi – unitamente a numerose altre persone che ne condividevano gli ideali – aveva dato vita all’associazione “Sandro Pertini Presidente”, che si proponeva – nel nome di Sandro Pertini e della sua indimenticabile opera di combattente per la libertà e di politico investito delle più alte responsabilità istituzionali – di diffondere tra le giovani generazioni e promuovere nella vita sociale i valori di legalità, giustizia sociale, solidarietà.
La diffusione della cultura della legalità è stata la ragion d’essere anche di “Isonomia”, che Mario Almerighi aveva costituito anni prima, con operatori del diritto di diversa estrazione, allo scopo di approfondire, attraverso il reciproco confronto, tematiche cruciali dell’organizzazione giudiziaria e della giustizia penale, come le garanze di sicurezza della collettività, l’efficienza del processo penale, la tutela e l’equilibrio dei diritti di tutte le parti, il controllo sulla correttezza dei comportamenti adottati dai titolari di pubbliche funzioni, il ruolo ordinamentale della magistratura e dell’avvocatura.
Noi, componenti il consiglio direttivo delle due associazioni, avvertiamo oggi il forte dovere morale di riprendere, nel nome di Mario Almerighi, l’opera che egli ha dovuto interrompere e quindi, principalmente, l’approfondimento culturale e la diffusione dei valori di legalità, che hanno costituito l’elemento fondante di entrambi i sodalizi, rinnovando la loro struttura ed operatività ed aggiornandone i concreti obiettivi.
Riteniamo pertanto che l’Associazione Culturale “Isonomia” e l’Associazione “Sandro Pertini Presidente” siano da riunire in un unico organismo, che lo stesso venga dotato di una struttura organizzativa agile ed essenziale, tale da assicurarne la migliore funzionalità, e che costituisca al suo interno un Osservatorio per la Giustizia, intitolato a Mario Almerighi, quale strumento telematico di dialogo permanente ed attuale sulle tematiche della giustizia e di valorizzazione dei diversi punti di vista.
L’impegno della nuova associazione sarà rivolto principalmente all’approfondimento delle conoscenze sui fenomeni criminali più pervasivi ed attuali e sugli strumenti preventivi e repressivi idonei a contrastarli, con particolare riferimento alla criminalità organizzata di matrice mafiosa, corruttiva, economico-imprenditoriale ed eversiva, nonché ad ogni altra forma di criminalità, volta comunque a colpire in modo grave l’incolumità fisica e l’integrità morale della persona e la correttezza dei rapporti politici, amministrativi ed economico-sociali tra i cittadini, ed infine alla diffusione della cultura dell’accoglienza di profughi ed immigrati, nell’ambito e nel rispetto delle leggi vigenti.
L’associazione promuoverà specifici interventi in tali direzioni, sia individualmente, sia in cooperazione con organismi aventi finalità analoghe, sia prendendo parte a pubbliche iniziative, sia – infine – svolgendo opera di diffusione dei valori di legalità e dei principi costituzionali presso scuole, università ed altri contesti aggregativi del mondo giovanile.
Per rendere operativa e concreta la prospettata unificazione tra le due associazioni, e per consacrarne finalità ed obiettivi, verrà indetta nei prossimi mesi un’assemblea unitaria, alla quale saranno chiamati a partecipare tutti i soci aventi diritto al voto, in base ai rispettivi statuti in vigore.
Invitiamo pertanto coloro che si riconoscono nella figura di Mario Almerighi, e nei valori di cui è stato portatore, a confermare la loro adesione ad “Isonomia” od a “Sandro Pertini Presidente”, ovvero a formalizzarla fin d’ora per il sodalizio che sta per nascere, rendendola efficace con il versamento della quota associativa annuale per il 2018, che viene determinata in €. 50,00, per coloro che non hanno compiuto 30 anni alla data del 1° gennaio 2018, ed in €. 100,00, per tutti gli altri.
Roma, 07/12/2017
Il Consiglio Direttivo Il Presidente Associazione Isonomia
Dott. Leonardo AGUECI
Il Presidente Ass. S.P. Presidente
Dott. Vito D’AMBROSIO
Nota: La quota annuale di adesione potrà essere pagata con bonifico bancario al seguente IBAN
IT22M0760103200000065474033
In libreria “Il testimone” di Mario Almerighi
Mario Almerighi, giudice in prima linea nella lotta alla mafia e agli apparati corrotti dello stato, ripercorre quarant’anni di storia italiana, tra delitti dimenticati e politici impuniti. Una storia che inizia in Sicilia a fine anni settanta, quando il magistrato Giangiacomo Ciaccio Montalto avvia un’inchiesta su uno dei clan mafiosi più attivi della zona. Montalto si ritrova presto da solo nelle indagini e accerchiato dalle minacce, e il 25 gennaio 1983 viene freddato da un commando di sicari.
Da questo omicidio di un servitore dello stato che lo stato stesso non ha saputo o non ha voluto proteggere, parte una scia di sangue e malaffare che intreccia politica, corruzione e criminalità organizzata: la lotta tra le procure, il ruolo del giudice Carnevale, il famigerato “ammazzasentenze”, i legami del potere siciliano con il governo Andreotti. L’antimafia serra i ranghi, sono gli anni del maxiprocesso di Falcone e Borsellino, in risposta alla stagione degli omicidi eccellenti di mafia: Mattarella, La Torre, Dalla Chiesa, fino all’emissario di Andreotti a Palermo, l’onorevole Salvo Lima. Saltano tutti i patti, lo stato forse si compromette oltre ogni misura: Mario Almerighi di quei fatti è stato protagonista, un testimone che racconta in questo libro, per la prima volta, la sua versione.
Capaci, 23 maggio 1992
Nell’anniversario del barbaro assassinio di Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e della loro scorta l’Associazione Sandro Pertini Presidente si unisce a tutti coloro che li ricordano quale esempio luminoso di abnegazione per la legalità e la giustizia.
Commemorazione Almerighi Senato 280317/3
dal resoconto stenografico Senato della Repubblica. Seduta pomeridiana del 28 marzo 2017
LUMIA (PD). Signora Presidente, anche il nostro Gruppo vuole rendere omaggio alla storia, all’impegno e alle qualità umane e professionali di Mario Almerighi. Giudice rigoroso, appassionato, colto e impegnato, Almerighi ha iniziato la sua attività a Genova, dove, insieme ai suoi colleghi Carlo Brusco e Adriano Sansa, si misurò con il famoso scandalo dei petroli: un lavoro intenso, rigoroso, impegnativo e rischiosissimo. Almerighi stesso lo descriveva così: «Ci occupammo delle multinazionali del petrolio italiane e straniere e della subordinazione della politica e del loro potere». Sandro Pertini lo comprese bene e lo accolse proprio qui al Senato; parlò con Almerighi e i suoi colleghi, tra l’altro in circostanze singolari, e li incitò ad andare avanti. Anche a Roma la sua attività non fu facile: basti pensare al suo lavoro sul banchiere Roberto Calvi, ma vorrei ricordare anche la sua attività sulla morte dell’agente del reparto speciale dei NOCS, Samuele Donatoni, rimasto ucciso durante lo scontro a fuoco tra le Forze dell’ordine e i sequestratori di Giuseppe Soffiantini, ucciso proprio dai rapitori. Famoso anche il suo scontro con Andreotti: furono in tribunale ed ebbe il giusto riconoscimento. Fu anche membro del Consiglio superiore della magistratura, eletto infatti nel 1976, ed è stato fondatore con Giovanni Falcone del Movimento per la giustizia. Tra i suoi tanti colleghi che caddero durante la sua attività, anche lui impegnato nella lotta alle mafie e al terrorismo, volle ricordare in modo particolare, con un testo teatrale, Giangiacomo Ciaccio Montalto, ucciso il 25 ottobre 1983 a Valderice, in Provincia di Trapani. Un uomo colto e brillante, tanto da dedicarsi alla scrittura di libri, romanzi e, appunto, testi teatrali di successo. Alla fine della sua carriera non arrivò il giusto riconoscimento dello Stato. Da parte del tribunale di Civitavecchia, dove fu presidente, e da parte proprio del Consiglio superiore della magistratura ricevette solo amarezze. Succede spesso a quelli che possiamo definire «servitori dello Stato». Lungo il suo cammino professionale non sono mancati successi e riconoscimenti, ma anche problemi e difficoltà. Dobbiamo sempre ricordare che i servitori dello Stato non si arrendono. Non è facile servire lo Stato italiano; spesso gli ostacoli sono alti e i rischi elevati. Mario Almerighi non si è mai fermato di fronte agli ostacoli e non si è fatto mai intimidire dai rischi a cui, con le sue attività giudiziarie, è andato incontro. Lo Stato va servito, costi quel che costi, anche quando non conviene: così ha fatto Almerighi e così noi gli rendiamo omaggio. (Applausi dal Gruppo PD).
PRESIDENTE. La Presidenza si associa al ricordo e al cordoglio per la scomparsa di un magistrato che ha speso la sua vita al servizio dello Stato e della legalità e chiede all’Assemblea di condividere, con un minuto di silenzio, questo cordoglio. (La Presidente si leva in piedi e con lei tutta l’Assemblea, che osserva un minuto di silenzio).
Commemorazione Almerighi Senato 280317/2
dal resoconto stenografico Senato della Repubblica. Seduta pomeridiana del 28 marzo 2017
CALIENDO (FI-PdL XVII). Signora Presidente, io conoscevo Mario Almerighi da quarantasette anni. Egli non avrebbe mai voluto essere ricordato come un combattente ideale e politico: era un magistrato, un magistrato che credeva nella forza della legge, nella forza della legalità. Noi entrammo insieme in magistratura e dopo cinque anni fummo eletti al Consiglio superiore della magistratura, il Consiglio di Vittorio Bachelet. Abbiamo sofferto tutta l’epoca del terrorismo nel nostro Paese. E non erano certamente le posizioni politiche che ci aiutavano a ragionare e lottare! (Applausi dei senatori Bernini e Sacconi). Ieri, al suo funerale è stato ricordato come, quando lasciò Civitavecchia, non per il silenzio di quest’Assemblea ma per una gestione burocratica del Consiglio superiore della magistratura, egli disse: «Ho dato la mia vita per la legalità e la giustizia. Forse questa è la mia colpa». Questa è la legge. Questa è la logica dell’uomo. Egli era nato in Sardegna e io mi divertivo molto quando ascoltavo una frase in lingua sarda senza consonanti – che il collega Cucca, nonostante sia sardo non riesce a pronunciare – che lui diceva sempre. Era un uomo poliedrico che aveva tanti interessi nella vita. Oltre a fare il magistrato, ha scritto dei libri e negli ultimi tempi si era dedicato anche a creare pièce teatrali e a svolgere attività di sceneggiatore, tanto da avere avuto la soddisfazione di vedere i suoi lavori programmati in vari teatri. È questa la logica della commemorazione. Non è uno scontro politico, ma è la logica di commemorare un uomo che ha servito lo Stato, servendo la legge, e la legge è al di sopra di tutti noi. Credo che questo sia il migliore ricordo di Mario Almerighi. (Applausi dai Gruppi FI-PdL XVII e CoR).
Commemorazione Almerighi Senato 280317/1
dal resoconto stenografico Senato della Repubblica. Seduta pomeridiana del 28 marzo 2017
BOTTICI (M5S). Signora Presidente, qualche giorno fa è venuto a mancare il giudice Mario Almerighi, un giudice dimenticato dai giornali, dalle televisioni e dal pubblico, ma anche dalle istituzioni. Il giudice Almerighi è colui che scoprì lo scandalo dei petroli. È colui che già venti anni prima di Mani pulite affermava che nel Parlamento c’erano politici corrotti. È colui che ha smantellato un sistema e che è stato messo da parte dalle istituzioni, forse perché troppo scomodo. È colui che, alla morte di Roberto Calvi, ha dichiarato che non si trattava di un suicidio ma di un omicidio e che c’erano di mezzo la Chiesa, l’Istituto per le opere di religione (IOR), ma anche in quel caso fu dimenticato. È colui che ha fatto della sua vita un percorso di giustizia, onestà e moralità. È stato relegato al tribunale di Civitavecchia per concludere la sua carriera, ma ciò che ci lascia e ciò che ha fatto negli ultimi anni è il racconto delle vicende e degli scandali di questa Italia. E lo ha fatto forse nel modo più bello: anche attraverso delle rappresentazioni teatrali in cui è riuscito a coinvolgere i ragazzi. Vedo quanto vi interessi. Ed è per questo che i giudici buoni spesso vengono dimenticati. Lui parlava di infiltrazioni mafiose nello Stato e, dopo quarant’anni, abbiamo ancora politici mafiosi; e siedono spesso in queste Aule e chi li ha coperti allora continua a coprirli oggi, sedendo ancora in queste Aule. Chiedo quindi un minuto di silenzio come forma di rispetto per chi ha fatto, per chi ha cercato di togliere la mafia dallo Stato, per chi ha lottato e si è sentito isolato. E ancora oggi quest’Assemblea non dà assolutamente dimostrazione del fatto che i giudici buoni abbiano comunque una carriera illustre. Chiedo pertanto che l’Assemblea osservi un minuto di silenzio come forma di rispetto. «Rispetto», parola che in quest’Aula è assente dal vociferare che si ascolta. Perché io ho sentito in quest’Aula commemorare soggetti che non dovrebbero nemmeno lustrare le scarpe a un giudice. (Commenti del senatore Giovanardi).
PRESIDENTE. Senatrice Bottici, si attenga alla commemorazione del giudice Almerighi senza infangare la memoria di altri. (Commenti del senatore Santangelo).
BOTTICI (M5S). Mi sto attenendo, signora Presidente, e lo sto chiedendo anche a quest’Aula. Il rispetto, infatti, è secondo me la prima cosa che quest’Assemblea dovrebbe insegnare, perché tutto ciò che viene fatto in quest’Aula poi ha un riflesso su coloro che stanno fuori e anche sugli studenti. Io ho conosciuto il giudice Almerighi a una rappresentazione teatrale in cui si raccontava una vicenda, ossia l’omicidio del suo amico Ciaccio Montalto, anch’egli soggetto dimenticato. Mi auguro veramente che questi personaggi vengano ricordati da questa Italia e sicuramente mi auguro che chi ha coperto allora la mafia e ha consentito alla mafia, alla ‘ndrangheta e alla camorra di entrare nello Stato non venga mai ricordato in queste Aule, nonostante si tratti di nostri colleghi. (Applausi dal Gruppo M5S).
A Civitavecchia la biblioteca “Mario Almerighi”
Il 10 Maggio 2017 il Tribunale di Civitavecchia ha intitolato la sua biblioteca a Mario Almerighi. Alla cerimonia, in programma alle ore 14, hanno preso parte Gianfranco Mantelli, presidente del Tribunale, il procuratore della Repubblica Andrea Vardaro, Vincenzo Cacciaglia, pressidente della Fondazione CARICIV e Paolo Mastrandrea, presidente del C.O.A. di Civitavecchia.