Lettera a un esempio

1939-2017

di Paolo Pacitti

Caro Mario,

certo che si sente e forte la tua mancanza. Si sente perchè mai come in questo momento poter contare su qualche riferimento e su qualche regola, farebbe comodo a questo Paese che in piena pandemia ha perduto la bussola. In questi giorni chiuso tra lavoro e casa mi sono chiesto come l’avresti vissuto tu questa terribile pagina della nostra epoca. La parola che mi viene in mente è una sola: “rigore”. Che in fondo è quello che ho appreso da te sin da quella prima telefonata per chiederti cosa diavolo faceva il tuo nome in una lista di consulenti della commissione Mitrokhin. Dopo quel faccia a faccia ci siamo presi subito, proprio in ragione di quella schiena dritta che predicata bene nei manuali di giornalismo, troppo spesso viene da taluni declinata male. La schiena dritta uno o ce l’ha oppure no. E quando trovi chi ce l’ha – se sei uno che ci crede – fai in modo di imitarlo. Per me l’esempio tuo è servito e tanto. Quante volte mi sono chiesto in questi anni che cosa avresti pensato su un determinato argomento e come ti saresti comportato in un mondo complicato e non poco da un interesse individuale che prevarica qualsiasi forma di interesse comune. Dallo scandalo dei petroli ai Dpcm anticovid il passo non è poi così lontano. A distanza di tanti anni l’idea dell’uomo forte continua ad accarezzare le pagine istituzionali di questa nostra democrazia dai Palazzi svuotati. Sono premesse e conseguenze di una storia che si ripete e che – se ti conosco un po’ – avrebbero certamente suscitato una tua presa di posizione. Prendi il caso Palamara – per esempio – il sistema, come lo hanno chiamato. Più di altri hai capito subito dove si andava a parare. Quel gioco delle correnti inevitabilmente avrebbe portato alla delegittimazione del ruolo della magistratura. Quel libro andrebbe letto con i tuoi occhi per capire se davvero era possibile un’altra via rispetto a quella che trasforma il Csm in una banale rappresentazione di un cda di un’azienda di stato. Per questo penso al coraggio delle tue posizioni e al sogno di vedere un Paese in cui siano le regole e i valori a costruire la spina dorsale di una classe dirigente.

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