di Leonardo Agueci
Chissà cosa avrebbe detto Mario Almerighi di fronte alle immagini di guerra e di orrore che in questi giorni ci vengono mostrate di continuo?
Come quelli della generazione che ha vissuto la seconda guerra mondiale soprattutto attraverso i racconti dei propri familiari e le tragedie ancora recenti che l’avevano accompagnata, avrebbe probabilmente considerato del tutto insensata e inimmaginabile l’idea che potesse avvenire ancora qualcosa del genere.
E una chiara testimonianza del suo pensiero viene data da un appunto, ritrovato tra le sue cose, nel quale definisce la guerra come “la più sublime manifestazione dell’infinita stupidità dell’uomo”!
Siamo cresciuti coltivando i valori della pace, della libertà e del reciproco rispetto delle persone, quali fondamenti assoluti dei rapporti tra i popoli, e – come se fossimo di colpo ritornati al 1939 – ci troviamo oggi di fronte alla violenta e prepotente invasione di una nazione sovrana europea ad opera di un’altra nazione più forte, formalmente motivata da evidenti pretesti ed accompagnata da stragi di inermi cittadini (tra i quali tanti bambini), da brutalità di ogni genere e dalla pianificata distruzione totale di intere città.
Assistiamo sgomenti alle sistematiche violazioni di principi di umanità elementari ed alla quotidiana consumazione di efferati crimini di guerra, per effetto della volontà di pochi uomini, impadronitisi del potere assoluto e incontrollato del proprio paese.
All’interno dello Stato invasore ogni libertà democratica risulta di fatto eliminata; ogni manifestazione di pensiero non allineata viene brutalmente repressa; non è consentito alla stampa, compresa quella straniera, alcun genere di informazione diverso dalle fonti di potere; viene persino tenuta nascosta ai propri cittadini la stessa esistenza di una guerra in atto.
I sentimenti di indignazione suscitati da tutto ciò non possono essere attenuati dalla considerazione che l’orrore riguarda realtà politiche e geografiche lontane (ma in realtà non lo sono!) e che l’unico reale motivo di preoccupazione per noi può derivare dagli effetti economici sulla nostra vita quotidiana.
È in gioco invece la libertà dei popoli, non solo di quello invaso – che lotta per la propria sopravvivenza – e di quello costretto ad essere invasore ma, attraverso loro, quella di tutte le nazioni.
E se non c’è libertà tutti gli altri principi di civiltà perdono di senso; gli stessi valori di Diritto e Giustizia – i ”nostri” valori – diventano semplici esercitazioni verbali o, peggio, ipocriti pretesti per consolidare le tirannie.
Le tragedie cui stiamo assistendo ci ricordano che la libertà va sempre protetta; che non può esserci vera pace senza libertà; che difenderla, quando viene messa in pericolo, costituisce un dovere morale assoluto, come ci ricorda l’insegnamento – sempre attuale – di Sandro Pertini.
Ci siamo a lungo adagiati nel considerare scontato e permanente il bene della libertà, ma ora è tempo di impegnarsi, in tutti i modi necessari, per riaffermarne fondamento ed importanza; lo dobbiamo soprattutto per impedire che il suo valore autentico e profondo possa essere allontanato dalle prospettive di vita dei nostri figli e delle nuove generazioni.