Il nome di Mario Almerighi va sicuramente abbinato alla giustizia, non solo per il suo ruolo di magistrato ma soprattutto per un senso etico innato che lo ha ispirato durante tutto il corso della sua esistenza. Non va annoverato tra i martiri che sono caduti per mano omicida ed è stato un bene, ma si è sempre mosso con la determinazione e il coraggio che lo accomunavano a uomini come Giovanni Falcone, che non a caso gli era vicino e lo considerava tra i pochi amici sinceri di cui potesse fidarsi. Ed è con la stessa commozione con la quale abbiamo letto i nomi scolpiti nel muretto del tribunale di Palermo che sentiamo di aggiungere quello di Almerighi per la passione e la spinta ideale.
Una sua iniziativa vogliamo segnalare ed è la fondazione della associazione Isonomia, nata con l’intento di istituire una sede permanente di confronto soprattutto tra avvocati e magistrati, allo scopo di approfondire e dibattere i temi della giustizia con la necessaria dose di pacatezza che sola può preludere ad apporti costruttivi superando le insidiose suggestioni delle asprezze dialettiche.
Non fu seguito come meritava ed invero la sua esperienza è tutta costellata di incomprensioni dovute paradossalmente alla sincerità e chiarezza delle sue esternazioni. Una per tutte: la intervista dopo la elezione alla presidenza della associazione nazionale magistrati, che gli valse il record di brevità del mandato concluso con le dimissioni nel giro di quarantotto ore.
La sua visione era alta e lo esponeva a fraintendimenti continui: non voleva né cercava un ruolo nella vita pubblica che non fosse strettamente legato a quello che si era scelto. Del tutto alieno dai richiami della mondanità, non fu mai tentato dal protagonismo e men che mai dalle ambizioni politiche che avrebbero potuto intaccare la sua posizione di libertà.
Era tuttavia attratto dalla personalità di uomini che hanno variamente scritto la nostra storia, da Oscar Luigi Scàlfaro a Sandro Pertini; a quest’ultimo in particolare aveva intitolato una associazione per coltivarne la memoria e tramandare i valori in cui aveva creduto. Anche questa volta i risultati non furono premianti, ma resta la testimonianza di un impegno civile profuso con ferma e disinteressata convinzione.
In un mondo aggrovigliato da inestricabili dinamiche motivazionali non si può pretendere di essere compresi, ma si può lasciare il segno di una vita spesa per il bene comune. E nulla potrà fermare la ammirazione per la solitudine di un uomo giusto.
Lillo S. Bruccoleri
Dal quotidiano La Certezza di domenica 26 marzo 2017