Caso Almasri: ricostruzione e lettura della “ragion di stato”

Giancarlo Casellidi Giancarlo Caselli

Il 19 gennaio la Digos di Torino ha fermato l’ufficiale libico Najeem Osema Habish detto Almasri, capo della polizia e della milizia Rada, colpito da mandato di arresto deciso il giorno prima dalla Corte penale internazionale (CPI). Le accuse sono crimini di guerra e contro l’umanità . Il 21 gennaio la Corte d’appello di Roma lo ha liberato. Subito dopo , il ministro Matteo Piantedosi lo ha espulso rimpatriandolo, in quanto pericoloso per la sicurezza nazionale. Il trasferimento è avvenuto con aereo di Stato. In patria Almasri è stato accolto come un eroe.

Il caso  ha scatenato furiose polemiche ed è tuttora aperto. La CPI ha intrapreso un’azione contro il nostro Stato, che a sua volta vorrebbe agire contro la Corte. L’avvocato Li Gotti ha presentato alla procura di Roma un esposto-denuncia per favoreggiamento e peculato (uso dell’areo di Stato). Nel registro degli indagati sono stati iscritti la Meloni, i ministri Piantedosi e Nordio, il sottosegretario Mantovano. Il procuratore di Roma Lo Voi ne ha dato comunicazione agli interessati. La Meloni ha reagito sdegnata. A ruota sono seguite varie iniziative contro Lo Voi, in particolare: una denuncia contro di lui alla procura di Perugia, competente per i reati riguardanti i magistrati in servizio a Roma; una pratica per il suo trasferimento d’ufficio richiesta al CSM dai “laici” di destra; l’insinuazione francamente idiota di collegare la condotta di Lo Voi alla mancata concessione, da parte del sottosegretario Mantovano, dell’uso dell’aereo di Stato per gli spostamenti di servizio.

Non sappiamo come finirà la vicenda. Possiamo però osservare fin da subito che né negli interventi della Meloni in TV, né in quelli svolti dai ministri Piantedosi e Nordio in Parlamento, si fa cenno alla gravità dei delitti addebitati ad Almasri. Eppure si tratta di maltrattamenti, torture, stupri e uccisioni commessi in carcere contro poveri migranti. Delitti che sprofondano il genere umano negli abissi della crudeltà, che perciò andrebbero esplicitati, non omessi.

Inoltre nessuno – fin qui – ha spiegato all’opinione pubblica quali siano le ragioni per le quali si è presa per Almasry una decisione a lui così favorevole. Si intuisce che potrebbe essere la “ragion di Stato” ( evitare che la Libia scateni una migrazione incontenibile e perniciosa per l’Italia di decine di migliaia di persone, come “rappresaglia” per la mancata liberazione di un suo dirigente). Ma allora bisognerebbe che qualcuno si assumesse la responsibilità di esplicitarla e soprattutto di spiegare se e come si sia operato il necessario bilanciamento tra due valori: da un lato, appunto, la ragion di stato; dall’altro il valore etico-morale di non lasciare in libertà e di assicurare alla giustizia un delinquente perché possa essere punito.

Il nostro è uno Stato “costituzionale”. L’art. 1 della nostra Costituzione stabilisce che la sovranità appartiene al popolo, che la esercita “nelle forme e nei limiti della Costituzione”. Questo significa che la Costituzione è sovrana e che si impone anche sulla politica e sui “governanti” eletti dal popolo. E che cosa ci dice la Costituzione per i casi Almasri? L’art. 2 “garantisce i diritti inviolabili dell’uomo”. L’art. 3 tutela come diritto fondamentale la “dignità” della persona (di ogni persona, anche straniera). Nella “dignità” è compreso – come ha già riconosciuto la Corte costituzionale proprio in un caso relativo a crimini di guerra e contro l’umanità – il diritto di potersi sempre rivolgere ad un giudice: di qui in particolare il diritto inviolabile delle vittime di gravi crimini di guerra di vedere perseguiti i responsabili delle atrocità che hanno subìto.
Il valore etico-morale di  consegnare alla giustizia il responsabile di crimini contro l’umanità è dunque, nel nostro ordinamento, un principio giuridico garantista di livello costituzionale.
Non si vuole – sia chiaro – svilire la “ragion di Stato”, che rappresenta anch’essa un valore di rilevanza costituzionale, intrinseco nel concetto stesso di Stato. Ma ogni qualvolta essa venga in gioco, non le si può attribuire automaticamente la forza di porre nel nulla ogni altro valore, persino quelli etici di assoluta rilevanza costituzionale. Occorre invece effettuare con la massima attenzione un bilanciamento fra i valori che si contrappongono, e solo dopo decidere quale debba prevalere. Nessuno – nel caso del criminale libico – lo ha ancora spiegato all’opinione pubblica!

Profondo dolore per la scomparsa di Furio Colombo.

di Valdo Spini

Scrittore, giornalista, profondo conoscitore della realtà Usa, era sceso in politica in Italia all’insegna della battaglia per i diritti propri della tradizione liberal più avanzata. A lui, quando era deputato, dobbiamo l’istituzione della giornata della memoria il 27 gennaio, il giorno della liberazione di Auschwitz. E’ stato senza dubbio una delle personalità più colte e più vivaci della cultura e della politica italiana”.
Mi è stato affettuosamente vicino in molte circostanze, per esempio quando mi candidai a Sindaco nel 2009 contro la candidatura “ufficiale” di Matteo Renzi venne a parlare alla chiusura della mia campagna elettorale. Volle scrivere anche l’introduzione al mio libro “La buona politica”, prefazione di C.A.Ciampi.
Gli ero profondamente legato

Memorie da un funerale – Marc Saudade e Mnemosine

di Valeria Almerighi

Il 15 gennaio alle ore 15:00 si sono celebrati i funerali di un altro pezzo di storia del nostro Paese, un pezzo bello, “un artista della parola e del pensiero”, come qualcuno lo ha definito nella cerimonia che si è svolta 12 giorni fa nella piccola chiesetta del cimitero acattolico di Roma. Furio Colombo, protagonista della vita culturale del nostro Paese, appassionato scrittore e giornalista, penna agile di fervido intellettuale, lingua a volte convintamente tagliente, Furio Colombo politico, Furio Colombo Marc Saudade.

Ci desta in questo inizio anno 2025 la sua scomparsa, accompagnata da un cielo grigio che ben rappresenta la mestizia dei molti. La pioggerellina romana aiuta anche a radunarsi nella chiesetta, dove tutti/e vorrebbero entrare ma dove è difficile non pestarsi i piedi. Poi sbuca il sole, salutare è sempre bello. 

Un uomo intona un canto che scalda l’atmosfera raccolta e fredda, in onore del “suo amico Furio dalla bella voce e dal bel canto”; si parla dell’uomo pubblico, combattivo e intraprendente, si parla del Colombo del dissenso, del Colombo che intervistò Pasolini il giorno della sua uccisione, del Colombo che prende posizione, del Furio “solare e rassicurante”, dicono i parenti, “spiritosissimo”, dicono gli amici, addirittura “un comico nato, capace di fare facce incredibile e voci e dilettarsi in imitazioni”, racconta chi vorrebbe forse un po’ sorprenderci (ma noi ce lo immaginiamo benissimo).

Un uomo che, andandosene a 94 anni, provoca quel tipo di stupore e quel dispiacere profondo che lasciano le persone che si pensava avessero sette vite, e solo il giorno del loro funerale ti accorgi che non è così.

A ognuno affiorano “ricordi” che custodiremo, condivisi in occasione di quel saluto che è sempre un grazie che si rivolge a chi se ne va; del resto ricordare significa “richiamare al cuore”. Ma la sua scomparsa risveglia una “memoria” collettiva, una memoria più importante, la memoria di Mnemosine

Ricordiamo, in questo 27 gennaio 2025, quello che fu lo spirito che animò la battaglia (perché battaglia fu, ci vollero più di 5 anni perché passasse la legge) che portò nell’anno 2000 a istituire il Giorno della memoria, di cui Furio Colombo fu primo firmatario. La legge n.211 recita così : “per ricordare lo sterminio del popolo ebraico, le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, e a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati”. Una legge per preservare il paese dal rischio dell’oblio, della dimenticanza, dalla mancanza di responsabilità verso leggi razziali rigorosamente home’s made, per celebrare tutti/e coloro che contro queste leggi hanno lottato. Il giorno della memoria celebra chi ha detto No a una legge ingiusta e insensata. Il giorno della memoria è dedicato a chi ha preso posizione.

La parola Memoria appare sempre così urgente, abbiamo continuamente bisogno di ricordare – che la nostra memoria sia più breve di quella dei nostri cani!? – e il mito ci ricorda che l’uomo per aver accesso agli inferi deve compiere due azioni. La prima è di bere dalla fontana di Lete (dimenticanza) per dimenticare le cose passate, la seconda è di bere dalla fontana di Mnemosine, per poter ricordare ciò che vedrà nell’aldilà. L’analisi sembra chiara : avere memoria significa voler andar avanti. 

Senza memoria non vedremo niente nel futuro.

E mentre si strabuzzano gli occhi (chi ne ha la forza) e anche le orecchie di fronte notizie e immagini sempre più preoccupanti, mentre le destre si diffondono con sempre maggiore arroganza, a cominciare dalle politiche di quella Israele che Colombo amava e che avrebbe desiderato si tenesse ben lontana dalle politiche di destra che hanno tragicamente portato alla situazione attuale (vd. “la fine di Israele” 2024, Furio Colombo, citazione alla prima pagina di V. Dan Segre La sinistra a Israele : “Ad Auschwitz non è morto l’ebraismo. Ad Auschwitz è morta l’Europa assieme ai valori che hanno fatto la sua grandezza”), ti imbatti in otto sedicenni sotto casa che “per gioco” (o per cosa? Non so se riesca a darmi una risposta), alzano chiaramente il braccio teso verso una finestra dove è affacciato un compagno di classe. Vai al funerale di Furio Colombo, che se ne è andato così all’improvviso, e ti chiedi se saremo sempre in grado di salvaguardare il ricordo del passato, se saremo sempre capaci di custodire la memoria per dire No, nel futuro. Spero di sì. 

Quello che possiamo fare con fermezza e convinzione è rifiutarci di odiare, saper esprimere il nostro dissenso quando lo reputiamo giusto senza offendere, prendere posizione prima di posizionarci, lottare contro ogni forma di fascismo, anche quello verbale, quello di chi ci vuole estranei e nemici gli uni agli altri, come accaduto spudoratamente nella pandemia appena trascorsa, in questo grande ring che ci stiamo costruendo. Nella tradizione classica la Musa della Memoria chiamata Mnemosine era la madre delle nove muse, come a farci intendere che le arti abbiano il compito di perpetuare la bellezza nel tempo. 

Una bellissima prefazione che Furio Colombo fece al libro “Il Testimone” per la nave di Teseo, “memorie di un magistrato in prima linea”, recitava così : “ vincere “ non è sempre “prevalere”.  Vincere è esserci, resistere, e non lasciare nel buio del silenzio del non detto e del non saputo l’evento che ha cambiato gli altri eventi”.

Ricordo di un uomo libero

di Giovanni Bachelet

Ho incontrato personalmente il mitico Furio Colombo solo due volte, lui non lo ricorderebbe, io ovviamente sí. La prima volta per merito di Prodi, campagna elettorale 1996. Era, insieme a Tana de Zulueta, me e pochi altri, un raro esemplare della specie “candidato-ulivista-non-proveniente-dai-partiti”. La seconda ed ultima a fine settembre 2014, per merito del non meno mitico giudice Mario Almerighi, che mi aveva fatto il grande onore di invitarmi al suo indimenticabile settantacinquesimo compleanno. In tutti questi anni, però, mi sono spesso trovato da lontano a fare segretamente la ola per lui: quando ha promosso con una legge la giornata della memoria che da allora si celebra proprio in questi giorni di gennaio; quando ha fondato Sinistra per Israele; quando ha fondato con Padellaro il Fatto Quotidiano; quando nel 2022 lo ha abbandonato, per le stesse ragioni per cui l’avrei abbandonato io. Se ho sentito il bisogno di partecipare al suo funerale, dove ho incontrato diversi amici e colleghi di battaglie memorabili, è però soprattutto per portare il saluto e il grazie di un’altra fraterna amica che come il giudice Almerighi ci ha purtroppo già lasciato e non poteva quindi esserci: Delia Vaccarello, giornalista dell’Unità, scrittrice e anima del movimento LGBT. Le brillavano gli occhi quando mi diceva che Furio Colombo, da direttore, nel quadro di una rinnovata attenzione al tema dei diritti, le aveva dato carta bianca, creando e affidando a lei la rubrica “Liberi tutti”. 

Il valore della Memoria

In ricordo di Furio Colombo

Furio Colombo

di Rosalba Turco

Oggi, 27 gennaio, è il Giorno della memoria indetto non solo per commemorare tutte le vittime della Shoah, ma anche per non dimenticare la cruda violenza e l’orrore cui le stesse furono sottoposte.
Furio Colombo grande giornalista, scrittore e politico italiano recentemente scomparso, di famiglia ebraica e bambino all’epoca della promulgazione delle leggi razziali, è stato uno dei più ferventi assertori nel ritenere imprescindibile la necessità di dedicare un Giorno della memoria a coloro che avevano subìto le torture delle leggi razziali e dei campi di concentramento.
Ma il percorso per giungere alla sua promulgazione non fu per nulla semplice.
Egli nell’anno 1996, eletto prima alla Camera dei deputati e poi in Senato, intraprese una lunga battaglia per convincere i partiti politici dell’importanza di non dimenticare l’immane tragedia di cui era stato protagonista il popolo ebraico attraverso la deportazione e lo sterminio ed anche di ricordare coloro che, rischiando la vita, si erano prodigati per salvare e proteggere i perseguitati.
Inoltre ha sempre sostenuto che la Shoah fosse stato un delitto anche italiano in quanto le leggi, foriere di tale orrore, erano state promulgate ed approvate dalla Camera di allora e, pertanto, ha ritenuto di fondamentale importanza perseverare in tale progetto che ha visto la sua attuazione nella legge n. 211 del 20 luglio 2000.
E’ indubbio che la legge ha costituito un punto di partenza per non dimenticare una simile strage, ma lo stesso Furio Colombo ha manifestato una grande preoccupazione sull’attualità dell’antisemitismo affermando in una intervista all’Espresso che su tale aspetto non vi siano stati passi avanti semmai “solo passi indietro. La cosa importante è non perdere le convinzioni e le certezze di quando abbiamo scritto e approvato all’unanimità la legge sul Giorno della memoria” (cfn. L’Espresso del 26 gennaio 2024 articolo di Francesca De Sanctis).
Le parole di Furio Colombo devono farci riflettere sull’effettivo valore del Giorno della memoria, che non deve costituire una mera ricorrenza storica, ma il rinnovarsi di una cultura e di una solidarietà verso tutte le persone, senza operare distinzioni di razza, di religione, di pensiero e per evitare il rischio, oggi ancora concreto alla luce dei tanti episodi di intolleranza a cui abbiamo assistito, che simili, orribili accadimenti possano riproporsi.

Osservatorio Isonomia n.6

Esce il 25 aprile il nuovo numero dell’Osservatorio Isonomia. Dopo il convegno sulla Costituzione sul quale vi invitiamo a leggere il contributo di Sergio Materia restiamo in tema con un articolo di Giovanni Panebianco su Vittorio Bachelet e la sua figura. Spazio anche al dibattito sulle riforme costituzionali (Alberto Mastrangelo) e sulla dialettica non sempre facile dei rapporti tra giustizia e politica. Nel numero si parlerà anche di codice rosso in materia di violenza di genere con il contributo di Rosalba Turco che ci auguriamo possa aprire un dibattito quanto mai utile e urgente.

La Costituzione è ancora valida?

Il convegno dell’associazione Sandro Pertini svolto a Roma a Palazzo Poli presso l’Istituto Centrale della Grafica in Piazza Fontana di Trevi il 25 marzo scorso. Hanno partecipato: Renato Balduzzi, Giovanni Di Cosimo, Donatella Stasio, Gabriella Luccioli, Piero Gaeta, Giorgio Lattanzi. Ha moderato Vito D’Ambrosio. Conclusioni: Leo Agueci. Ha condotto: Valeria Almerighi. Qui di seguito la registrazione integrale della giornata di studi.

Segui il convegno

Sana e robusta Costituzione

di Leonardo Agueci

La scrittura e la promulgazione della Costituzione Italiana, negli anni dell’immediato dopoguerra, hanno rappresentato un momento epocale nella vita politica del nostro paese nel secolo scorso.

La Costituzione italiana raccoglie e disciplina mirabilmente i principi e i valori di democrazia, uguaglianza e giustizia sociale che le dittature nazifasciste avevano calpestato. È stata universalmente riconosciuta come un modello ineguagliato di regolamentazione in forma di Legge dei diritti e doveri di ogni cittadino, della organizzazione delle istituzioni dello Stato e della disciplina delle loro rispettive funzioni.

Le norme contenute nella nostra Costituzione hanno mantenuto la loro rilevanza per oltre 70 anni, rimanendo un punto di riferimento stabile e incontestato in ogni occasione della vita repubblicana.

Tuttavia, oggi sorgono voci che chiedono modifiche a diversi aspetti della Costituzione, a partire dalla forma di governo, aprendo un ampio dibattito su questo tema cruciale per il futuro della nostra società e della nostra democrazia.

Prendendo spunto da ciò, l’Associazione Sandro Pertini – Isonomia, in collaborazione con varie realtà come la Fondazione Progetto Legalità hanno deciso di organizzare il convegno “La Costituzione Italiana è ancora valida?”, un momento cruciale di riflessione sulla situazione attuale del nostro paese, con uno sguardo attento ai principi e ai valori fondamentali sanciti dalla nostra Costituzione.

Il convegno si terrà lunedì 25 marzo 2024, dalle ore 15:30 in poi, presso la Sala Dante dell’Istituto Centrale per la Grafica, Palazzo Poli, via Poli, 54, 00187 Roma, e sarà introdotto e moderato dal Presidente dell’Associazione Sandro Pertini – Isonomia, Vito D’AMBROSIO, e concluso dal Segretario Generale di Isonomia e Presidente della Fondazione Progetto Legalità,

L’evento sarà arricchito da intermezzi musicali a cura della Fondazione World Youth Orchestra e potrà essere seguito in diretta sulla pagina Facebook di  AracneTv del quale disporremo il link.

Intervengono:
Renato BALDUZZI, Prof. ordinario di Diritto costituzionale presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano
Giovanni DI COSIMO, Prof. ordinario di Diritto costituzionale presso l’Università di Macerata
Pietro GAETA, Avvocato Generale presso la Corte di cassazione
Francesco IPPOLITO, già Presidente di sezione presso la Corte di Cassazione
Giorgio LATTANZI, già Presidente della Corte costituzionale
Maria Gabriella LUCCIOLI, già Presidente della prima sezione civile della Corte di cassazione
Giovanni Pio Luciano MELILLO, Procuratore Nazionale Antimafia e Antiterrorismo
Donatella STASIO, Giornalista

Partners: Fondazione Progetto Legalità / @racne / Aracne editrice / la Bussola / World Youth Orchestra Foundation / Sapienza Università di Roma

Osservatorio Isonomia n.5

In uscita il quinto numero dell’Osservatorio Isonomia. Da non perdere il contributo di Vito D’Ambrosio in memoria di Paolo Borsellino e l’analisi di Sergio Materia sui rapporti non sempre facili tra stampa e potere alla luce dell’applicazione della cosiddettà “Circolare Cartabia” che non aiuta il lavoro dei media nel cercare le fonti e che a volta viene disattesa come nel caso del recente fatto di cronaca dell’omicidio di Giulia Cecchettin.