In occasione della astensione dei magistrati italiani contro la riforma della giustizia, del Csm e contro la separazione della carriere dei magistrati, l’Associazione Sandro Pertini Presidente Isonomia pubblica questo numero dell’Osservatorio in cui sono analizzati alcuni aspetti della riforma.
Archivio mensile:Febbraio 2025
Caso Almasri: ricostruzione e lettura della “ragion di stato”
di Giancarlo Caselli
Il 19 gennaio la Digos di Torino ha fermato l’ufficiale libico Najeem Osema Habish detto Almasri, capo della polizia e della milizia Rada, colpito da mandato di arresto deciso il giorno prima dalla Corte penale internazionale (CPI). Le accuse sono crimini di guerra e contro l’umanità . Il 21 gennaio la Corte d’appello di Roma lo ha liberato. Subito dopo , il ministro Matteo Piantedosi lo ha espulso rimpatriandolo, in quanto pericoloso per la sicurezza nazionale. Il trasferimento è avvenuto con aereo di Stato. In patria Almasri è stato accolto come un eroe.
Il caso ha scatenato furiose polemiche ed è tuttora aperto. La CPI ha intrapreso un’azione contro il nostro Stato, che a sua volta vorrebbe agire contro la Corte. L’avvocato Li Gotti ha presentato alla procura di Roma un esposto-denuncia per favoreggiamento e peculato (uso dell’areo di Stato). Nel registro degli indagati sono stati iscritti la Meloni, i ministri Piantedosi e Nordio, il sottosegretario Mantovano. Il procuratore di Roma Lo Voi ne ha dato comunicazione agli interessati. La Meloni ha reagito sdegnata. A ruota sono seguite varie iniziative contro Lo Voi, in particolare: una denuncia contro di lui alla procura di Perugia, competente per i reati riguardanti i magistrati in servizio a Roma; una pratica per il suo trasferimento d’ufficio richiesta al CSM dai “laici” di destra; l’insinuazione francamente idiota di collegare la condotta di Lo Voi alla mancata concessione, da parte del sottosegretario Mantovano, dell’uso dell’aereo di Stato per gli spostamenti di servizio.
Non sappiamo come finirà la vicenda. Possiamo però osservare fin da subito che né negli interventi della Meloni in TV, né in quelli svolti dai ministri Piantedosi e Nordio in Parlamento, si fa cenno alla gravità dei delitti addebitati ad Almasri. Eppure si tratta di maltrattamenti, torture, stupri e uccisioni commessi in carcere contro poveri migranti. Delitti che sprofondano il genere umano negli abissi della crudeltà, che perciò andrebbero esplicitati, non omessi.
Inoltre nessuno – fin qui – ha spiegato all’opinione pubblica quali siano le ragioni per le quali si è presa per Almasry una decisione a lui così favorevole. Si intuisce che potrebbe essere la “ragion di Stato” ( evitare che la Libia scateni una migrazione incontenibile e perniciosa per l’Italia di decine di migliaia di persone, come “rappresaglia” per la mancata liberazione di un suo dirigente). Ma allora bisognerebbe che qualcuno si assumesse la responsibilità di esplicitarla e soprattutto di spiegare se e come si sia operato il necessario bilanciamento tra due valori: da un lato, appunto, la ragion di stato; dall’altro il valore etico-morale di non lasciare in libertà e di assicurare alla giustizia un delinquente perché possa essere punito.
Il nostro è uno Stato “costituzionale”. L’art. 1 della nostra Costituzione stabilisce che la sovranità appartiene al popolo, che la esercita “nelle forme e nei limiti della Costituzione”. Questo significa che la Costituzione è sovrana e che si impone anche sulla politica e sui “governanti” eletti dal popolo. E che cosa ci dice la Costituzione per i casi Almasri? L’art. 2 “garantisce i diritti inviolabili dell’uomo”. L’art. 3 tutela come diritto fondamentale la “dignità” della persona (di ogni persona, anche straniera). Nella “dignità” è compreso – come ha già riconosciuto la Corte costituzionale proprio in un caso relativo a crimini di guerra e contro l’umanità – il diritto di potersi sempre rivolgere ad un giudice: di qui in particolare il diritto inviolabile delle vittime di gravi crimini di guerra di vedere perseguiti i responsabili delle atrocità che hanno subìto.
Il valore etico-morale di consegnare alla giustizia il responsabile di crimini contro l’umanità è dunque, nel nostro ordinamento, un principio giuridico garantista di livello costituzionale.
Non si vuole – sia chiaro – svilire la “ragion di Stato”, che rappresenta anch’essa un valore di rilevanza costituzionale, intrinseco nel concetto stesso di Stato. Ma ogni qualvolta essa venga in gioco, non le si può attribuire automaticamente la forza di porre nel nulla ogni altro valore, persino quelli etici di assoluta rilevanza costituzionale. Occorre invece effettuare con la massima attenzione un bilanciamento fra i valori che si contrappongono, e solo dopo decidere quale debba prevalere. Nessuno – nel caso del criminale libico – lo ha ancora spiegato all’opinione pubblica!