Profondo dolore per la scomparsa di Furio Colombo.

di Valdo Spini

Scrittore, giornalista, profondo conoscitore della realtà Usa, era sceso in politica in Italia all’insegna della battaglia per i diritti propri della tradizione liberal più avanzata. A lui, quando era deputato, dobbiamo l’istituzione della giornata della memoria il 27 gennaio, il giorno della liberazione di Auschwitz. E’ stato senza dubbio una delle personalità più colte e più vivaci della cultura e della politica italiana”.
Mi è stato affettuosamente vicino in molte circostanze, per esempio quando mi candidai a Sindaco nel 2009 contro la candidatura “ufficiale” di Matteo Renzi venne a parlare alla chiusura della mia campagna elettorale. Volle scrivere anche l’introduzione al mio libro “La buona politica”, prefazione di C.A.Ciampi.
Gli ero profondamente legato

Memorie da un funerale – Marc Saudade e Mnemosine

di Valeria Almerighi

Il 15 gennaio alle ore 15:00 si sono celebrati i funerali di un altro pezzo di storia del nostro Paese, un pezzo bello, “un artista della parola e del pensiero”, come qualcuno lo ha definito nella cerimonia che si è svolta 12 giorni fa nella piccola chiesetta del cimitero acattolico di Roma. Furio Colombo, protagonista della vita culturale del nostro Paese, appassionato scrittore e giornalista, penna agile di fervido intellettuale, lingua a volte convintamente tagliente, Furio Colombo politico, Furio Colombo Marc Saudade.

Ci desta in questo inizio anno 2025 la sua scomparsa, accompagnata da un cielo grigio che ben rappresenta la mestizia dei molti. La pioggerellina romana aiuta anche a radunarsi nella chiesetta, dove tutti/e vorrebbero entrare ma dove è difficile non pestarsi i piedi. Poi sbuca il sole, salutare è sempre bello. 

Un uomo intona un canto che scalda l’atmosfera raccolta e fredda, in onore del “suo amico Furio dalla bella voce e dal bel canto”; si parla dell’uomo pubblico, combattivo e intraprendente, si parla del Colombo del dissenso, del Colombo che intervistò Pasolini il giorno della sua uccisione, del Colombo che prende posizione, del Furio “solare e rassicurante”, dicono i parenti, “spiritosissimo”, dicono gli amici, addirittura “un comico nato, capace di fare facce incredibile e voci e dilettarsi in imitazioni”, racconta chi vorrebbe forse un po’ sorprenderci (ma noi ce lo immaginiamo benissimo).

Un uomo che, andandosene a 94 anni, provoca quel tipo di stupore e quel dispiacere profondo che lasciano le persone che si pensava avessero sette vite, e solo il giorno del loro funerale ti accorgi che non è così.

A ognuno affiorano “ricordi” che custodiremo, condivisi in occasione di quel saluto che è sempre un grazie che si rivolge a chi se ne va; del resto ricordare significa “richiamare al cuore”. Ma la sua scomparsa risveglia una “memoria” collettiva, una memoria più importante, la memoria di Mnemosine

Ricordiamo, in questo 27 gennaio 2025, quello che fu lo spirito che animò la battaglia (perché battaglia fu, ci vollero più di 5 anni perché passasse la legge) che portò nell’anno 2000 a istituire il Giorno della memoria, di cui Furio Colombo fu primo firmatario. La legge n.211 recita così : “per ricordare lo sterminio del popolo ebraico, le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, e a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati”. Una legge per preservare il paese dal rischio dell’oblio, della dimenticanza, dalla mancanza di responsabilità verso leggi razziali rigorosamente home’s made, per celebrare tutti/e coloro che contro queste leggi hanno lottato. Il giorno della memoria celebra chi ha detto No a una legge ingiusta e insensata. Il giorno della memoria è dedicato a chi ha preso posizione.

La parola Memoria appare sempre così urgente, abbiamo continuamente bisogno di ricordare – che la nostra memoria sia più breve di quella dei nostri cani!? – e il mito ci ricorda che l’uomo per aver accesso agli inferi deve compiere due azioni. La prima è di bere dalla fontana di Lete (dimenticanza) per dimenticare le cose passate, la seconda è di bere dalla fontana di Mnemosine, per poter ricordare ciò che vedrà nell’aldilà. L’analisi sembra chiara : avere memoria significa voler andar avanti. 

Senza memoria non vedremo niente nel futuro.

E mentre si strabuzzano gli occhi (chi ne ha la forza) e anche le orecchie di fronte notizie e immagini sempre più preoccupanti, mentre le destre si diffondono con sempre maggiore arroganza, a cominciare dalle politiche di quella Israele che Colombo amava e che avrebbe desiderato si tenesse ben lontana dalle politiche di destra che hanno tragicamente portato alla situazione attuale (vd. “la fine di Israele” 2024, Furio Colombo, citazione alla prima pagina di V. Dan Segre La sinistra a Israele : “Ad Auschwitz non è morto l’ebraismo. Ad Auschwitz è morta l’Europa assieme ai valori che hanno fatto la sua grandezza”), ti imbatti in otto sedicenni sotto casa che “per gioco” (o per cosa? Non so se riesca a darmi una risposta), alzano chiaramente il braccio teso verso una finestra dove è affacciato un compagno di classe. Vai al funerale di Furio Colombo, che se ne è andato così all’improvviso, e ti chiedi se saremo sempre in grado di salvaguardare il ricordo del passato, se saremo sempre capaci di custodire la memoria per dire No, nel futuro. Spero di sì. 

Quello che possiamo fare con fermezza e convinzione è rifiutarci di odiare, saper esprimere il nostro dissenso quando lo reputiamo giusto senza offendere, prendere posizione prima di posizionarci, lottare contro ogni forma di fascismo, anche quello verbale, quello di chi ci vuole estranei e nemici gli uni agli altri, come accaduto spudoratamente nella pandemia appena trascorsa, in questo grande ring che ci stiamo costruendo. Nella tradizione classica la Musa della Memoria chiamata Mnemosine era la madre delle nove muse, come a farci intendere che le arti abbiano il compito di perpetuare la bellezza nel tempo. 

Una bellissima prefazione che Furio Colombo fece al libro “Il Testimone” per la nave di Teseo, “memorie di un magistrato in prima linea”, recitava così : “ vincere “ non è sempre “prevalere”.  Vincere è esserci, resistere, e non lasciare nel buio del silenzio del non detto e del non saputo l’evento che ha cambiato gli altri eventi”.

Ricordo di un uomo libero

di Giovanni Bachelet

Ho incontrato personalmente il mitico Furio Colombo solo due volte, lui non lo ricorderebbe, io ovviamente sí. La prima volta per merito di Prodi, campagna elettorale 1996. Era, insieme a Tana de Zulueta, me e pochi altri, un raro esemplare della specie “candidato-ulivista-non-proveniente-dai-partiti”. La seconda ed ultima a fine settembre 2014, per merito del non meno mitico giudice Mario Almerighi, che mi aveva fatto il grande onore di invitarmi al suo indimenticabile settantacinquesimo compleanno. In tutti questi anni, però, mi sono spesso trovato da lontano a fare segretamente la ola per lui: quando ha promosso con una legge la giornata della memoria che da allora si celebra proprio in questi giorni di gennaio; quando ha fondato Sinistra per Israele; quando ha fondato con Padellaro il Fatto Quotidiano; quando nel 2022 lo ha abbandonato, per le stesse ragioni per cui l’avrei abbandonato io. Se ho sentito il bisogno di partecipare al suo funerale, dove ho incontrato diversi amici e colleghi di battaglie memorabili, è però soprattutto per portare il saluto e il grazie di un’altra fraterna amica che come il giudice Almerighi ci ha purtroppo già lasciato e non poteva quindi esserci: Delia Vaccarello, giornalista dell’Unità, scrittrice e anima del movimento LGBT. Le brillavano gli occhi quando mi diceva che Furio Colombo, da direttore, nel quadro di una rinnovata attenzione al tema dei diritti, le aveva dato carta bianca, creando e affidando a lei la rubrica “Liberi tutti”. 

Il valore della Memoria

In ricordo di Furio Colombo

Furio Colombo

di Rosalba Turco

Oggi, 27 gennaio, è il Giorno della memoria indetto non solo per commemorare tutte le vittime della Shoah, ma anche per non dimenticare la cruda violenza e l’orrore cui le stesse furono sottoposte.
Furio Colombo grande giornalista, scrittore e politico italiano recentemente scomparso, di famiglia ebraica e bambino all’epoca della promulgazione delle leggi razziali, è stato uno dei più ferventi assertori nel ritenere imprescindibile la necessità di dedicare un Giorno della memoria a coloro che avevano subìto le torture delle leggi razziali e dei campi di concentramento.
Ma il percorso per giungere alla sua promulgazione non fu per nulla semplice.
Egli nell’anno 1996, eletto prima alla Camera dei deputati e poi in Senato, intraprese una lunga battaglia per convincere i partiti politici dell’importanza di non dimenticare l’immane tragedia di cui era stato protagonista il popolo ebraico attraverso la deportazione e lo sterminio ed anche di ricordare coloro che, rischiando la vita, si erano prodigati per salvare e proteggere i perseguitati.
Inoltre ha sempre sostenuto che la Shoah fosse stato un delitto anche italiano in quanto le leggi, foriere di tale orrore, erano state promulgate ed approvate dalla Camera di allora e, pertanto, ha ritenuto di fondamentale importanza perseverare in tale progetto che ha visto la sua attuazione nella legge n. 211 del 20 luglio 2000.
E’ indubbio che la legge ha costituito un punto di partenza per non dimenticare una simile strage, ma lo stesso Furio Colombo ha manifestato una grande preoccupazione sull’attualità dell’antisemitismo affermando in una intervista all’Espresso che su tale aspetto non vi siano stati passi avanti semmai “solo passi indietro. La cosa importante è non perdere le convinzioni e le certezze di quando abbiamo scritto e approvato all’unanimità la legge sul Giorno della memoria” (cfn. L’Espresso del 26 gennaio 2024 articolo di Francesca De Sanctis).
Le parole di Furio Colombo devono farci riflettere sull’effettivo valore del Giorno della memoria, che non deve costituire una mera ricorrenza storica, ma il rinnovarsi di una cultura e di una solidarietà verso tutte le persone, senza operare distinzioni di razza, di religione, di pensiero e per evitare il rischio, oggi ancora concreto alla luce dei tanti episodi di intolleranza a cui abbiamo assistito, che simili, orribili accadimenti possano riproporsi.